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Comunità energetiche rinnovabili: come funzionano?

  • Immagine del redattore: Tecnico GREEN PRO
    Tecnico GREEN PRO
  • 17 set
  • Tempo di lettura: 4 min

1. Perché se ne parla tanto

Da qualche anno la sigla CER spunta in convegni, articoli di giornale e discussioni nei gruppi Facebook di quartiere. L’idea è semplice e affascinante: produrre energia rinnovabile in modo collettivo e spartirne i benefici economici tra chi la genera e chi la consuma. In pratica, un piccolo “condominio energetico” che può estendersi a tutto il paese o al quartiere, tagliando bollette e CO₂.

Il Governo ha reso operativo il meccanismo con il decreto 199/2021, mentre il GSE ne gestisce gli incentivi. E qui nasce la confusione: c’è chi parla di un contributo a fondo perduto del 40 % elevato ai comuni sotto 50 000 abitanti. In realtà — al momento in cui scriviamo — è entrata in vigore la legge che alza il limite ai comuni sotto i 50.000 abitanti e la misura è distinta dalle Comunità Energetiche.



2. Che cos’è, in pratica, una Comunità Energetica Rinnovabile

Una CER nasce quando un gruppo di soggetti (famiglie, piccole imprese, enti locali) decide di:

  1. Installare o mettere a disposizione un impianto fotovoltaico – può essere nuovo o esistente, fino a 1 MW di potenza.

  2. Collegarsi alla stessa cabina secondaria (distanza elettrica, non necessariamente geografica perfetta).

  3. Costituire una persona giuridica (associazione, cooperativa, consorzio).

  4. Condividere l’energia prodotta.

Per ogni kWh che viaggia dal produttore al consumatore entro la rete locale, il GSE riconosce un incentivo pari a circa 0,05 € a chi produce e 0,05 € a chi consuma; alla CER stessa va un ulteriore 0,03 € per spese di gestione. Il contributo è garantito per 20 anni (numeri indicativi).


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3. Il mito dei 30 000 abitanti

Il bonus 40 % a fondo perduto per impianti fotovoltaici esiste davvero, ma rimane (finora) limitato ai comuni con popolazione inferiore a 5 000 abitanti. L’ipotesi di estenderlo a 30 000 è circolata in alcuni disegni di legge e in articoli di stampa, ma non è mai stata approvata. Il GSE stesso, in un webinar del 2024, ha chiarito che eventuali modifiche saranno valutate dopo un monitoraggio costi–benefici e non prima della seconda metà del 2025.

Quindi, se vivi in un comune da 18 000 abitanti, oggi non hai il 40 % a fondo perduto, ma puoi comunque costituire o aderire a una CER e accedere agli incentivi sui kWh condivisi.



4. Caso reale: paese di 4 800 abitanti nel Mantovano

  • Impianto: 100 kWp fotovoltaico installato sul tetto della scuola comunale.

  • Partecipanti: 15 famiglie, 2 negozi, il municipio.

  • Produzione annua stimata: 110 000 kWh.

  • Autoconsumo istantaneo condiviso: 70 % (77 000 kWh).

Incentivi

  • Produttori: 0,05 € × 77 000 = 3 850 € / anno.

  • Consumatori: altrettanto 3 850 €.

  • CER (fondo comune): 0,03 € × 77 000 = 2 310 €.

Totale: circa 10 000 € l’anno di incentivi, più il risparmio in bolletta per l’energia non acquistata. Il fondo CER può finanziare opere sociali, manutenzioni o l’espansione dell’impianto.



5. Passaggi per costituire una CER (senza girare a vuoto)

  1. Mappatura cabina secondaria: il tuo installatore o il DSO (distributore locale) conferma se tutti i membri sono sotto la stessa.

  2. Studio di fattibilità tecnico-economica: dimensione impianto, profili di consumo, simulazione incentivi.

  3. Scelta forma giuridica: associazione, cooperativa o consorzio. Serve notaio, atto costitutivo e statuto.

  4. Registrazione al GSE: la CER ottiene un ID, carica i POD (contatori) dei membri e l’impianto FV.

  5. Monitoraggio e ripartizione: ogni mese il portale GSE mostra i kWh condivisi e calcola gli incentivi; la CER decide come suddividerli.



6. Vantaggi e limiti

Vantaggi

Limiti

Riduzione bollette per tutti i membri

Serve coordinare più soggetti (tempi burocratici)

Entrate extra ventennali con incentivi

Potenza impianto max 1 MW

Valore sociale: coinvolgimento del territorio

Impianto e cabine devono essere sulla stessa linea

Uso di tetti pubblici/industriali sottoutilizzati

Gestione amministrativa e fiscale ogni anno



7. Domande frequenti

Q

A

“Posso far parte di una CER se ho già il fotovoltaico sul tetto?”

Sì, il tuo impianto può diventare generatore condiviso, purché rispetti la potenza cumulata.

“Devo cambiare fornitore di energia?”

No: resti con il tuo, la condivisione è virtuale via contatori.

“Gli incentivi sono tassati?”

Sì, seguono il regime fiscale dei redditi diversi; la CER emette riparto ai soci.

“E se vendo casa?”

La quota nella CER è cedibile al nuovo proprietario o riscattata dagli altri membri.



8. Il ruolo di un installatore qualificato (senza promesse miracolose)

  • Analisi elettrica della cabina e verifica massima potenza installabile.

  • Progetto esecutivo dell’impianto fotovoltaico: layout, ombreggiamenti, pratiche con il distributore.

  • Piano economico realistico: produzione stimata con dati meteo locali TMY, scenari best/worst case.

  • Supporto post attivazione: configurazione portaltermico, telelettura, manutenzione preventiva.

La parte legale (statuto, delibere, gestione fiscale) richiede un commercialista o un notaio: meglio coinvolgerli fin dall’inizio per evitare revisioni costose a lavori iniziati.


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9. Conclusione

Le Comunità Energetiche sono un modo concreto per democratizzare il fotovoltaico, anche dove il bonus a fondo perduto non arriva. Funzionano se c’è coesione tra i membri, un impianto dimensionato con criterio e la pazienza di seguire un iter burocratico che vale però vent’anni di incentivi.

Se il tuo quartiere o il tuo comune sta valutando l’idea, mettete attorno a un tavolo installatore, tecnico e consulente legale già nella fase di studio. Così, quando il progetto partirà, ognuno saprà cosa fare — e sarete pronti a catturare ogni raggio di sole, trasformandolo in energia condivisa e risparmio reale per tutti.

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